RECENSIONE | I dolori del giovane Werther di J. W. Goethe





      TitoloI dolori del giovane Werther
AutoreJohann Wolfgang Goethe
EditoreDemetra
Anno edizione2008
Pagine160 p.
Formatobrossura
Prezzo di copertina4,50€

Trama: Scritto sotto forma di romanzo epistolare, il libro vede come protagonista Werther, un giovane che vive i sentimenti in modo assoluto, che si innamora di Lotte, una donna che lui sa sin dall'inizio non essere libera, perché legata ad Albert, suo promesso. Per lui questo è l’inizio di una sofferenza profonda che lo condurrà alla disperazione, che troverà il coronamento nel tragico finale.

 

"L’amore è certo l’unica cosa al mondo che renda una persona necessaria."

Dopo la lettura dell'ennesimo classico posso tranquillamente affermare che io ho un problema con questo tipo di letteratura. Leggerò sicuramente altri classici, sperando che uno di loro, prima o poi, mi dia qualcosa.

Tazza di tè alla mano, cominciamo questa recensione alla quale seguirà un linciaggio generale per le mie impressioni su questo libro.

Che il linciaggio abbia inizio.

"La lasciai con la preghiera di poterla rivedere quello stesso giorno; me lo concesse e io ci tornai; e da quel momento il sole, la luna e le stelle possono tranquillamente seguire il loro corso, che io non so se sia giorno o notte e tutto il mondo si dissolve intorno a me."

Cominciamo col dire che ho faticato a terminarlo. Spesso, mentre leggevo, ho avuto l'intenzione di abbandonarlo ma, complice le dichiarazioni d'amore nei riguardi di questo romanzo da parte della maggior parte delle persone che l'ha letto, ho voluto andare avanti perché credevo che prima o poi mi sarebbe arrivata la rivelazione finale che me ne avrebbe fatto innamorare.  Arrivato a metà, il nulla. Oggi ho terminato l'altra metà e... niente. Proprio niente. Non mi ha lasciato nulla, se non un senso di apatia totale nei suoi confronti. Durante la lettura non ho provato niente, se non noia e un istinto omicida verso il protagonista. L'ho trovato piatto, monotono, smielato e troppo prolisso. E in alcuni punti perfino sconclusionato, tanto che dovevo rileggere un'altra volta per capire, ma senza risultati.

"Un artista che si formi sulle regole non produrrà mai nulla di brutto o scadente, così come uno che si lasci modellare dalle leggi e dal decoro non diventerà mai un vicino insopportabile o un vero mascalzone; tuttavia ogni regola, checché se ne dica, distruggerà l’autentico sentimento della natura e la sua autentica espressione!"

La scrittura di Goethe è elegante, raffinata e preziosa, su questo nulla da dire
. Ci sono alcuni punti in cui le riflessioni del giovane artista sulla vita, sugli uomini e sull'arte sono interessanti e molto profonde, di una verità filosofica ma, a parte questo, nulla di più. Il problema è la storia in sé: un giovane artista tormentato da un amore che mai potrà ottenere, al quale non resta che l'unica opzione di suicidarsi, io non lo trovo affascinante né romantico. Così come per la storia di Romeo e Giulietta, amata da chiunque (e secondo me sopravvalutata), ma che io non ho apprezzato. Shakespeare è stato un grande drammaturgo, su questo non ci piove, e a me piace molto, ma la storia del suicidio per amore per me è no. Non trovo romantico uccidersi per amore. Trovo romantico vivere per amore. Restare e affrontare le difficoltà, perché ci vuole più coraggio a vivere per amore, che uccidersi per esso.


"Era proprio necessario che ciò che fa la felicità dell’uomo diventasse anche la fonte della sua sventura?"


La figura dell'eroe romantico tormentato da un amore impossibile è senz'altro affascinante, ma non degna di ammirazione da parte mia. Non ho trovato romanticismo nelle lettere di Werther, ma solo stucchevolezza e vittimismo. Sicuramente dotato di un intelletto acuto, da un animo nobile e sensibile, ma vittima degli eventi.
Non mi sono ritrovato in lui, e forse questa mancata immedesimazione non mi ha fatto apprezzare appieno questo libro.

"Tutte le cose di questo mondo alla fine si riducono a inezie, e un uomo che si consumi lavorando per procurarsi denaro, onori o altro, solo per volontà altrui, non per seguire una sua passione o un bisogno, è sempre uno stolto." 

Non mi sento di consigliarlo, se non a quelle persone eternamente romantiche che trovano nel suicidio per amore un gesto apprezzabile. Dopotutto, de gustibus...

Vado a costruirmi un fortino, nel caso scoppi una guerra contro il povero Midori.

Sappiate che vi voglio bene comunque, Viandanti.

   VOTO: 


Midori Cuore di Pietra

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