CINERECENSIONE | Room

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Camion, sguscia via, salta quando il camion rallenta, corri... qualcuno.

Trasposizione cinematografica dell'omonimo libro, scritto da Emma Donoghue, Room racconta la storia di una ragazza di diciassette anni che, troppo gentile per un mondo crudele, viene rapita con un inganno da un uomo più grande di lei. Viene quindi rinchiusa in questa casetta degli attrezzi nel giardino della casa dell'uomo e, dopo due anni, rimane incinta.
Il film si apre con l'immagine di Joy (la madre) e suo figlio, Jack, che ha appena compiuto 5 anni. Jack non conosce il mondo, se non quelle quattro mura che lui chiama, appunto, Stanza.

Immagine correlataPer metà film ho provato un senso di claustrofobia, angoscia e disperazione. Le emozioni provate sono state forti, rese così reali grazie alle inquadrature e all'immedesimazione da parte dello spettatore nei panni del bambino. Per tutto il film, infatti, la voce narrante è quella di Jack, che ci parla con un linguaggio leggero ma straziante, di un'innocenza e di una meraviglia che solo un bambino può esprimere.

Stanza, Armadio, Letto, Lavandino, Cosmo, Porta, Sedia... Jack chiama gli oggetti con un nome proprio, perché dare un nome alle cose le rende reali, vere. Gli oggetti di Stanza sono i soli amici che Jack ha, che Jack conosce. Perché Jack il mondo non l'ha mai visto, se non in televisione, che però crede un mondo fittizio, fatto di magia e illusione. Una visione che Ma' (Joy), al compimento dei cinque anni di Jack, rivelerà essere non vera. Il mondo di Jack crollerà, le sue certezze sul mondo che fino ad allora conosceva verranno distrutte.
Questa infanzia rubata, vissuta in un non-mondo, sarà la zavorra che Jack si porterà dietro quando i due riusciranno ad uscire da quella stanza. Infatti Jack manifesterà un mutismo iniziale nei confronti del mondo esterno, quello vero; un mondo che ancora non conosce e che spaventa. Ma ben presto Jack scoprirà che cosa il mondo realmente riserva, e come si possa fare quello che si vuole senza essere condizionati da nessuno.

La scena finale è stata una delle scene più emblematiche del film. Jack chiederà alla madre di far ritorno per un'ultima volta dentro Stanza e, una volta salutato tutti i suoi vecchi amici, Jack uscirà da lì, pronto per ricominciare una nuova vita, fatta di realtà e concretezza.
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Inutile dirvi che ho pianto per tutta la durata del film; che ho provato la stessa angoscia, la stessa paura e solitudine, e lo stesso sollievo dei due protagonisti. Una scena in particolare, quella del furgoncino (che chi ha visto il film ricorderà, mentre per chi non lo ha ancora visto, capirete quando lo vedrete) mi ha fatto trattenere il fiato per parecchi minuti.

Sono nel mondo da 37 ore e ho visto finestre, tantissime macchine, uccelli e nonno e nonna.

L'interpretazione dei due protagonisti è stata magistrale. Sono stati capaci di trasmettere il dolore, la paura, la disperazione e la sofferenza; ma anche l'amore e il legame forte e indissolubile che li unisce. Un amore più forte di qualsiasi altra cosa, la cosa più importante che possiedono.

- Ma: «Ti piacerà.»
- Jack: «Cosa?»
- Ma: «Il mondo.»

È un film potente, Room, di una potenza vera, reale. Perché reale è, sfortunatamente, la storia. Una storia agghiacciante e contemporanea.

VOTO:
Midori

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