RECENSIONE | Come fermare il tempo di Matt Haig


Titolo: Come fermare il tempo | Autore: Matt Haig | Pagine: 360 p. | Anno edizione: 2018 | Editore: E/O | Formato: Brossura/Ebook | Prezzo di copertina: 18,00 € (brossura)

Ma buongiorno, Viandanti! innanzitutto scusate l'assenza dal blog - nonché da ogni aspetto che riguardi il mondo dell'Internet - ma come credo sappiate, ho cominciato l'università e questa prima settimana è stata intensa. Fortunatamente meno traumatica di quanto pensassi, tanto che la mia amica Ansia non mi è rimasta attaccata come una cozza in ogni momento, sebbene la sua presenza la fa sentire comunque.
Ad ogni modo, ciance a parte, oggi vi parlo finalmente di un libro tanto discusso quanto amato - non dal sottoscritto almeno - che ho terminato ormai quasi una settimana fa e che ha parecchio deluso le mie aspettative.


     



Trama: Pensate a un uomo che dimostra quarant'anni, ma che in realtà ne ha più di quattrocento. Un uomo che insegna storia nella Londra dei giorni nostri, ma che in realtà ha già vissuto decine di vite in luoghi e tempi diversi. Tom ha una sindrome rara per cui invecchia molto lentamente. Ciò potrebbe sembrare una fortuna… ma è una maledizione. Cosa succederebbe infatti se le persone che amate invecchiassero normalmente mentre voi rimanete sempre gli stessi? Sareste costretti a perdere i vostri affetti, a nascondervi e cambiare continuamente identità per cercare il vostro posto nel mondo e sfuggire ai pericoli che la vostra condizione comporta. Così Tom, portandosi dietro questo oscuro segreto, attraversa i secoli dall'Inghilterra elisabettiana alla Parigi dell’età del jazz, da New York ai mari del Sud, vivendo tante vite ma sognandone una normale. Oggi Tom ha una buona copertura: insegna ai ragazzi di una scuola, raccontando di guerre e cacce alle streghe e fingendo di non averle vissute in prima persona. Tom deve ad ogni costo difendere l’equilibrio che si è faticosamente costruito. E sa che c’è una cosa che non deve assolutamente fare: innamorarsi.


Sarà un'ardua impresa parlare di questo romanzo. Non perché non abbia nulla da dire, ma solo perché sono molto combattuto.
Partiamo col dire che questo romanzo a me è piaciuto, non 'ho amato come la maggior parte delle persone che l'hanno letto. Non lo osanno. Non credo sia il libro con chissà quale rivelazione. Insomma, non è il libro migliore di quest'anno, a parer mio.

Quella che ci viene raccontata è la storia di Tom, un "quarantenne" che in realtà ha ben più di quattrocento anni, affetto da una condizione che viene definita anageria. Questa condizione comporta un processo di invecchiamento molto, molto rallentato rispetto a quello fisiologico umano. Agli occhi di molti questa notizia potrebbe risultare fantastica, quasi una benedizione. Quante volte abbiamo sentito persone che desiderano vivere molto a lungo?
Viviamo in una società dove l'invecchiamento è sempre più lontano, almeno esteticamente, dove essere vecchi è vissuto come una maledizione, una condanna, qualcosa da evitare a tutti i costi. Ma è seriamente una benedizione, quella di essere per sempre giovani? Questa domanda è il tema centrale del romanzo o, almeno, questo è quello a cui la storia di Tom - ed egli stesso - cerca di rispondere.

"Ma come si fa ad abitare l'attimo in cui ti trovi? Come si fa a impedire ai fantasmi di tutti gli altri attimi fuggiti di interferire? In poche parole, come si fa a vivere?"

Fin qui tutto bello, vero? La testimonianza di un uomo che può vivere molto a lungo è estremamente affascinante, dopotutto. Eppure... Eppure non lo è. O meglio, non lo è questa storia. Perché quella che Tom ci racconta è una storia monotona, triste e solitaria. Tom è un essere umano, dopotutto, e si sa che gli esseri umani sono inclini alla perseveranza dell'errore. Infatti Tom, nonostante i secoli passino, è sempre lo stesso Tom, un po' più maturo forse, ma che vive la vita in maniera quasi identica con il passare delle epoche. Non sto parlando delle attività che svolge, ovviamente, quelle sono diverse, come diverse sono le epoche nelle quali sosta per una parte della sua vita. Sto parlando del modo in cui Tom affronta queste "vite", il modo in cui si rapporta con gli eventi. Un modo che ho trovato spesso, perdonatemi, vittimistico e a tratti irritante. Il desiderio di morte credo sia molto comprensibile dopo esperienze terribili e secoli di solitudine, ma questo non giustifica un comportamento ingrato e vittimistico nei confronti della vita e della morte. So che ai più questo discorso può sembrare illogico, ma per argomentarlo meglio rischierei troppo di fare spoiler. Quello che vorrei dire è che ho trovato il personaggio di Tom molto umano, su questo non ci piove, ma personalmente irritante. 


"È questa la cosa strana del tempo, non trovi? Non è tutto uguale. Certi giorni, certi anni, certi decenni, sono vuoti. Non c'è niente dentro. Come acqua piatta. E poi ti imbatti in un anno, o magari solo un giorno, un pomeriggio. E quello è tutto. Tutto quanto. "

Il libro è un susseguirsi fra varie epoche, ad ogni capitolo veniamo catapultati in un'epoca diversa, in un luogo diverso e con un Tom diverso. Ecco, questo per me è stato un altro punto a sfavore del romanzo. I continui salti temporali che si alternano e si intrecciano risultano troppo confusionari, rendendo così l'immedesimazione difficoltosa e qualche volta snervante. Capisco la scelta di voler fare dei flashback, ma come si suol dire il troppo stroppia, e in questo libro i flashback sono praticamente il settantacinque percento del romanzo. Ma anche qui, questo va a gusto personale.
Un'altra cosa che non ho apprezzato è il finale, che personalmente ho trovato banale e scontato, tanto che chiunque abbia un pizzico di acume sa già a metà libro come finirà.

"Avevo formulato il pensiero che gli esseri umani non vivono più di cent'anni per il semplice motivo che non hanno le risorse per farlo. Quelle psicologiche, voglio dire. Alla fine si esauriscono."

Nonostante i personali difetti che ho trovato, il libro è scritto molto bene, lo stile di Haig non si discute. Certo, non diventerà sicuramente uno dei miei scrittori preferiti, ma è oggettivamente bravo a scrivere, soprattutto nel descrivere situazioni particolari come l'attacco di panico, il disturbo d'ansia generalizzato, l'agorafobia... Insomma, leggendo il libro, per chi di questi disturbi ne soffre, si percepisce che lo stesso Haig sa bene di cosa sta parlando. Ed è forse questo uno dei punti a favore del libro, almeno per me. Mi sono trovato spesso a percepire le emozioni e le sensazioni descritte nel romanzo, di una vividezza così pura che anche chi non le ha mai provate ne sentirà la potenza.

"Avvertii il dolore. Penetrò in me urlando, con un'intensità tale da farmi pulsare la mente. Evidentemente esistevo, pensai, perché per avvertire dolore è necessaria una presenza vivente, un "io" che lo provi. E quella consapevolezza mi dava una sorta di rassicurazione, era la dimostrazione del mio esistere."

Insomma, Come fermare il tempo è senza dubbio un bel libro, ma molto lontano dall'essere un capolavoro. Si legge in fretta, le riflessioni del protagonista sulla vita non sono certo la rivelazione universale, ma senza dubbio fanno meditare sul nostro ruolo nel mondo.

  VOTO:

A presto, Viandanti


6 Commenti

  1. Ciao :) mi dispiace leggere che ti abbia un po' deluso, ne sento parlare stra benissimo ovunque e già mi aspettavo chissà che capolavoro. Sicuramente prima o poi lo leggerò comunque, ma almeno abbasso un po' le aspettative xD

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  2. nonostante tutte le mie amiche blogger me lo stiano consigliando a me continua a non ispirare, non credo sia il mio di libro

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    1. Non vorrei risultare cattivo, ma credo non ti perdi nulla.

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  3. Mi spiace che non ti abbia coinvolto come è successo a me (sarà effetto della differenza tra carte di identità ��?) Concordo con te sul finale, mentre ho trovato piacevoli i salti temporali (sarà che a me piace trovarli nei libri), mentre non ho letto del vittimismo, quanto piuttosto un senso di malinconia. La bellezza della lettura risiede anche in questo: ogni vissuto incide sull’esperienza.
    Bacio

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    1. Ahahah, non credo sia la differenza anagrafica il problema, ma chissà.
      Anche a me piacciono i flashback, ma come ho detto il troppo stroppia. Ce ne sono troppi!
      Ti do ragione sulla malinconia, ma alcuni comportamenti - che non cito per evitare spoiler - proprio non li ho digeriti. Sarà che questo tipo di persone non le amo nemmeno nella realtà...

      Un bacio grande. <3

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