Titolo: Perché dovresti leggere libri per ragazzi anche se sei vecchio e saggio | Autore: Katherine Rundell | Pagine: 63 p. | Anno edizione: 2020 | Editore: Rizzoli| Formato: rilegato/ebook | Prezzo di copertina: 10,00 € (rilegato)
Buongiorno Viandanti e buon venerdì! Come state? Oggi è l'equinozio di primavera, e le sue energie sono già nell'aria. Le sentite? Sebbene sia un momento tragico per molti di noi, credo che un po' di speranza, così come un buon augurio di rinascita, non guasti.
TRAMA: La letteratura per ragazzi ha una lunga e nobile storia di scarsa considerazione. Sul volto di certe persone si disegna un sorrisetto particolare quando racconto loro che cosa faccio, più o meno lo stesso che mi aspetterei di vedere se dicessi che costruisco minuscoli mobili da bagno per elfi. Scrivo narrativa per ragazzi da oltre dieci anni ormai, e faccio ancora fatica a darne una definizione. Ma so con certezza che cosa non è: non è solo per ragazzi.» Katherine Rundell firma un’appassionata difesa della letteratura per ragazzi, contro i pregiudizi e gli snobismi di chi pensa che leggerla dopo una certa età sia bandito. Ma chi lo ha detto che c’è un’unica direzione di lettura nella vita? Che non si possa andare avanti e indietro, mischiare i generi, leggere contemporaneamente Joyce e Dahl, i saggi di Derrida e le avventure di Mary Poppins? Leggere libri per ragazzi da adulti non è regredire, non è tornare indietro, ci spiega Rundell con puntuta saggezza, al contrario se li abbandoniamo del tutto «lo facciamo a nostro rischio e pericolo, perché rinunciamo a uno scrigno di meraviglie che, guardate con occhi adulti, possiedono una magia completamente nuova».
Con un saggio di poco più di cinquanta pagine - che potrebbe benissimo essere la trascrizione di un monologo - risulta complesso farne una recensione senza scadere nella scopiazzatura del contenuto del libro. Inizio col dirvi che questo libro piccino nasconde però un grande contenuto, ovvero quello sull'importanza della narrativa per ragazzi e, da grande appassionato, non potevo far altro che innamorarmene. Conoscevo l'autrice solo di nome, purtroppo non ho mai letto nulla di suo - sebbene abbia diversi suoi libri in WL - ma dopo aver letto questo suo saggio voglio assolutamente recuperare tutto ciò che ha scritto. In poche pagine l'autrice è riuscita a farmi ridere, nonostante l'intento del libro non fosse questo, ma sopratutto ha messo per iscritto ciò che io ho sempre pensato della letteratura per ragazzi, e cioè che è un genere universale, che tutti dovrebbero leggere ogni tanto.
E così superi il cane Spotty, sopravvivi a quel mostro a due teste di Peter-e-Jane, oltrepassi Narnia, e da quel momento in poi approdi alla letteratura per adulti, dove resti, trionfante, senza mai guardarti indietro, perché guardarti indietro sarebbe come perdere tutto il vantaggio ottenuto. Ma il cuore umano non è un viaggio in treno. Non è così che le persone leggono; o almeno, non è così che leggo io.
Chiariamo un fatto: leggere narrativa per ragazzi non è degradante; chi la ama non è un lettore di serie B rispetto a chi legge solo classici o saggi o romanzi storici. Quest'idea persiste tutt'oggi nonostante molti scrittori di questo genere rientrino fra gli scrittori più importanti della Letteratura. Questo perché confondiamo il termine "per ragazzi" con "infantile". Come dice la Rundell «la narrativa per ragazzi ha l'infanzia al suo cuore [...] non è scritta dai ragazzi: sta lì, accanto a loro, ma non è la loro».
Leggo ancora Paddington quando ho bisogno di credere, come Michael Bond, che i miracoli del mondo siano più potenti del suo disordine. Perché la lettura non diventi qualcosa di che facciamo per un'ansiosa forma di automiglioramento - perché non diventi come comprarci l'ultimo modello di scarpe da corsa o iscriverci in palestra ogni anno a gennaio - tutti i testi devono essere aperti a tutte le persone.
Avrei sottolineato tutto di questo libro. L'autrice ha saputo dar finalmente voce a tutti quegli adulti che non hanno mai perso quella scintilla fanciullesca che illumina anche le notti più buie, facendoci spesso vedere cose che con occhi da adulti, oscurati dalla razionalità e dal pensiero oggettivo, non riusciremmo nemmeno a scorgere. Per chi come me ama questi libri le mie parole risulteranno familiari, ma vorrei che queste arrivassero anche a chi invece ha ancora troppi pregiudizi e falsi miti su questo genere letterario, che nulla ha da invidiare agli altri. Semmai, spesso, il contrario. Perché «i libri per ragazzi non sono un posto in cui nascondersi, sono un posto in cui cercare».
Chi scrive per ragazzi cerca di armarli con tutta la verità possibile per la vita che verrà. E forse, segretamente, di armare anche gli adulti contro quei necessari compromessi e quelle sofferenze che la vita porta con sé: per ricordare loro che ci sono, e ci saranno sempre, alcune grandi e fondamentali verità alle quali possiamo tornare.
I libri per ragazzi comunicano con noi in un modo quasi ancestrale, primordiale, con un linguaggio non concepibile dalla ragione, ma comprensibile solo attraverso il cuore e l'intuizione; ci aprono ad un mondo che spesso dimentichiamo, facendoci (ri)scoprire che il mondo è un posto orribile, ma che sa anche essere meraviglioso. Sta a noi scegliere come guardarlo.
A presto, Viandanti