RECENSIONE | La tredicesima storia di Diane Setterfield

Nutrivo grandi aspettative per questo romanzo. Mi chiamava a gran voce dalla libreria da quando l'ho comprato, quasi come se volesse dirmi: "ho qualcosa per te, leggimi e capirai".
E così è stato.

Titolo: La tredicesima storia | Autore: Diane Setterfield | Prezzo di copertina: 11,00 € | Pagine438 | Formatobrossura | Anno edizione: 2015 | EditoreMondadori


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Trama: Margaret Lea è una giovane libraia antiquaria che negli anni trascorsi con il padre tra pagine immortali e volumi sepolti dall'oblio, ha coltivato una quieta passione per le biografie letterarie in cui di tanto in tanto si cimenta. La sua prevedibile esistenza viene sconvolta un giorno da una lettera tanto enigmatica quanto perentoria: "L'ora è giunta. Venga lunedì con il treno delle quattro e mezzo. Manderò una macchina a prenderla alla stazione di Harrogate. Vida Winter". È questo l'invito con cui Vida Winter, sfuggente e carismatica scrittrice alla fine dei suoi giorni, informa Margaret della sua investitura a propria biografa ufficiale. Dopo mille esitazioni - perché proprio lei? sarà all'altezza delle aspettative di una delle più grandi scrittrici viventi? - la giovane parte alla volta dell'isolata magione dell'anziana autrice. Superate non solo le proprie resistenze ma anche le spigolosità della sua difficile interlocutrice, Margaret si accinge finalmente all'opera, rimanendo immediatamente stregata dalle vicende della famiglia Angelfield e dalla sorte di un misterioso racconto che Vida Winter non ha mai voluto pubblicare... La tredicesima storia dipana così davanti agli occhi del lettore non solo il tempestoso trascorrere di esistenze avvolte dal segreto, ma anche la complessa, intensissima amicizia tra due donne di differenti generazioni che, dietro la magica finzione del narrare, troveranno l'una nell'altra verità su se stesse a cui mai sarebbero potute arrivare da sole.


Avete presente la sensazione che vi pervade quando avete appena terminato un libro e vi lascia completamente spiazzati? Non in senso negativo, solo... spiazzati.
Ecco, questo libro mi ha lasciato questa sensazione cucita addosso. Appena letta l'ultima pagina, chiuso il libro e riposto al suo luogo di origine nella libreria, a riposare in attesa di una futura rilettura, mi sono sentito svuotato.

Le parole hanno un non so che. In mani esperte, adoperate con maestria, ti fanno prigioniero. Ti si attorcigliano intorno alle membra come la tela di un ragno e, quando sei così soggiogato da non riuscire più a muoverti, ti trafiggono la pelle, ti entrano nel sangue, ti atrofizzano i pensieri. Operano dentro di te come una magia.

La trama mi ha subito catturato, tanto che appena l'ho letta nella quarta di copertina volevo subito fiondarmi nella storia che quel romanzo racchiudeva. Ho ritardato la lettura dando precedenza ad altri libri più "urgenti", ma appena ne ho avuto la possibilità mi sono immerso in questa lettura e mi sono innamorato dello stile di quest'autrice che non avevo mai sentito.
Diane Setterfield è una scrittrice di straordinaria bellezza nella scrittura che è quasi commuovente leggere la tela di parole che ci regala. Il suo stile ricorda moltissimo i romanzi inglesi ottocenteschi, con quell'eleganza raffinata e l'intreccio narrativo ricco e complesso che crea una nostalgia di un tempo mai vissuto.


Il silenzio non è l’ambiente naturale per le storie [...] Le storie hanno bisogno di parole. Altrimenti impallidiscono, si ammalano e muoiono. E poi ti ossessionano.

La storia narrata in queste pagine è una storia di amore, un amore forte e imprescindibile, un legame che va oltre la comprensione umana razionale e statica: il legame gemellare. Ma è anche una storia di perdita, di dolore, di morte e di vita. Un calderone di emozioni che ribollono energicamente in attesa di avere un loro posto nella nostra vita.
La protagonista del romanzo l'ho amata dalla prima pagina. Margaret è una donna introversa, malinconica e restia ai rapporti interpersonali. Ama più i libri che le persone; la compagnia di un buon libro piuttosto che quella di un essere umano; vivere la vita di personaggi morti o inventati piuttosto che la sua. Perché la sua, di vita, è stata dolorosa, incostante, incompleta, solitaria. Una vita vissuta per metà, perché l'altra metà non abita nello stesso mondo dove vive lei.
L'ho trovato un personaggio meraviglioso, a tratti di un'umanità così reale da sembrare vera.
Vida Winter è stato forse il personaggio più interessante di tutto il romanzo. Ho amato la sua personalità, il suo carisma, la sua forza e la sua storia. Un personaggio complesso e ben costruito, di una forza e di una fragilità tutte umane.
I personaggi secondari sono stati tutti ottimamente costruiti. Alcuni più di altri, ma tutti dotati di una propria esistenza, di un proprio posto dove inserirsi senza essere di troppo.

Il mio interesse è sempre stato scrivere biografie di chi ha gareggiato senza classificarsi: persone che hanno vissuto all'ombra del successo e che, una volta morte, sono sprofondate nell'oblio. Mi piace dissotterrare vite sepolte per un secolo e più in diari mai aperti o negli scaffali di un archivio. Le vite - dei morti - sono solo un passatempo per me. Il mio vero lavoro è alla libreria. Il mio compito non è vendere libri - a quello provvede mio padre - ma custodirli. Spesso e volentieri sfilo un volume e ne leggo un paio di pagine. Leggere, in fondo, in un certo senso significa custodire. I libri a me affidati, pur se non sufficientemente vecchi da aver acquistato valore con gli anni né sufficientemente importanti da essere ricercati dai collezionisti, mi sono cari anche se, il più delle volte, l’interno è scoraggiante quanto l’esterno. Per quanto banale sia il contenuto, hanno sempre qualcosa che mi commuove.

Le ambientazioni gotiche, dai toni dark, ricordano romanzi già letti, storie già vissute, personaggi già conosciuti. Intrighi, tradimenti, vendette cospiratorie, amori celati nell'ombra della normalità e del buon senso, inganni nascosti da occhi indiscreti tra le mura di pietra delle case dove sono nati... Insomma, sembrerebbe una storia già vista, banale e scontata. Ma non lo è. La storia che Vida Winter racconta a Margaret, quella della sua vita e di molte altre persone, è una storia dolorosamente e crudelmente innovativa. Dove crediamo di aver già visto tutto, di aver compreso ogni cosa, ecco che tutto viene ribaltato, le certezze vengono fatte vacillare fino a farle cadere completamente. I personaggi di secondo piano vengono ripresi e messi al loro posto, completando un puzzle che ci sembrava aver già completato ma che in verità era del tutto sbagliato.
Diane Settefield è riuscita a creare magistralmente un intreccio ricco, doloroso e pieno di colpi di scena. La capacità di tessere una trama così completa e complessa, riuscendone a tessere ogni filo, anche il più invisibile, è ammirevole e meravigliosa.


Perché sapevo che cosa voleva dire. Tutti abbiamo le nostre pene e, anche se l'esatta configurazione, il peso e le dimensioni del dolore sono diversi per ciascuno, la tonalità è uguale per tutti.

In alcuni punti il romanzo è prolisso, forse fin troppo, ma mai noioso. Lo stile dell'autrice ti cattura, le sue parole di entrano dentro e si imprimono sulla pelle, nelle ossa.
I segreti vengono scoperti lentamente, ognuno svelato sapientemente, andandosi ad incastrare perfettamente con tutti gli altri. E nonostante la prolissità, la voglia di conoscere, di sapere e di capire accompagna il lettore fino alla fine, e questo spinge ad andare avanti nella lettura.

A volte, il viso e il corpo umani sono capaci di esprimere gli aneliti del cuore in modo talmente accurato da permetterti di leggerli, per così dire, come un libro aperto.

Insomma, un'esordio niente male per Diane Setterfield, che si aggiudica un posto tra i miei libri preferiti con questo suo romanzo. È un libro dove si percepisce l'amore dell'autrice per i libri (e solo per questo sarebbe degno di essere letto).
Da leggere e assaporarne lo stile. E superate le prime difficoltà di prolissità, ci si addentra in una storia capace di tenervi incollati alle pagine.

Consigliato agli amanti dei romanzi ottocenteschi, a chi ama il mistero e gli intrighi familiari. Ma anche a chi, come me, ama profondamente le storie e i libri.



VOTO:



A presto, Viandanti


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