I RACCONTI DELLA LOCANDA | L'uomo e il suo padrone

L'uomo e il suo padrone


Un tempo Billy Mac Daniel era un giovanotto che si distingueva per il vigore con cui si scatenava al patrono, vuotava un paio di pinte di birra o maneggiava un bastone; non aveva paura di niente, se non che gli mancasse da bere; di niente gli importava, se non di chi avrebbe pagato, e a niente pensava, se non a come trarne sollazzo; ubriaco o sobrio, i modi di Billy Mac Daniel erano una battuta e un pugno: in verità i modi più indicati per iniziare e concludere una lite. Ed è proprio un peccato che col suo modo di pensare, di non aver paura e di non interessarsi di niente, Billy Mac Daniel sia finito in cattiva compagnia; perché il «buon popolo» è di certo la peggior compagnia in cui ci si possa imbattere.

Accadde dunque che in una sera limpida e gelida, non molto dopo Natale, Billy stesse andando a casa; la luna era rotonda e lucente; ma benché fosse la più bella notte che si potesse desiderare, si sentiva intirizzito. «Parola mia», disse Billy battendo i denti, «quel che ci vorrebbe, perché a un pover'uomo non si gelasse dentro l'anima, è un goccio di buon liquore; vorrei proprio averne una buona dose del migliore.»
«Basta che tu lo desideri, Billy», disse un omino con un cappello a tre punte, tutto pieno di galloni dorati e con fibbie d'argento sulle scarpe - fibbie tanto grosse che c'era da chiedersi come riuscisse a portarle - e gli porse un bicchiere grande quanto lui stesso, colmo di un liquore tanto buono che mai occhi ne videro o labbra ne gustarono l'uguale.
«Alla salute, mio piccolo compare», disse Billy Mac Daniel, per nulla intimorito, sebbene sapesse bene che l'omino apparteneva al «buon popolo»: «Alla vostra, comunque, e grazie tante; chiunque sia a pagare». E preso il bicchiere, lo asciugò fino all'ultima goccia senza neppure tirare il fiato.
«Salute, Billy, e buon pro ti faccia», disse l'omino; «ma non pensare di prendere in giro me come hai fatto con gli altri -avanti, tira fuori il borsellino e pagami da gentiluomo.»
«Io pagare te?», disse Billy; «ma non vedi che potrei sollevarti e metterti tranquillamente in tasca come una mora?»
«Billy Mac Daniel», rispose l'omino andando su tutte le furie, «sarai mio servo per sette anni e un giorno, e questo è il modo in cui verrò pagato: preparati dunque a seguirmi.»
Quando sentì questo, Billy cominciò a pentirsi molto di aver parlato all'omino in modo così villano; e si sentì costretto, anche se non avrebbe saputo spiegare come, a seguirlo per tutta la notte in giro per il paese, su e giù, scavalcando siepi e fossi e attraversando boschi e paludi, senza mai poter fare una sosta.
Quando cominciò a far mattina l'omino si volse verso di lui e disse: «Ora puoi andare a casa, Billy, ma bada bene, non mancare di venire da me nella Fortezza questa sera; se non lo fai avrai a pentirtene amaramente. Ma se sarai un buon servitore, troverai in me un padrone indulgente».
Billy Mac Daniel andò a casa, e nonostante fosse stanco e assai provato non riuscì a chiudere occhio nemmeno un istante al pensiero dell'omino; ma aveva paura di non seguire il suo ordine, così la sera si alzò e andò all'interno della Fortezza.
Non era là da molto quando l'omino andò da lui dicendo: «Billy, stanotte ho intenzione di fare un lungo viaggio; sella dunque uno dei miei cavalli, e se vuoi sellane uno anche per te, perché dovrai venire con me, e può darsi tu sia stanco dopo la camminata della notte scorsa».
Billy pensò che ciò fosse molto gentile da parte del suo padrone, perciò lo ringraziò: «Ma», disse, «se posso azzardarmi a chiederlo, signore, come si fa ad andare alla vostra scuderia? Qui in verità non vedo che la Fortezza, il vecchio biancospino all'angolo del campo e il ruscello che scorre ai piedi della collina, e davanti a noi non c'è che un pezzo di palude».
«Non fare domande, Billy», disse l'omino. «Va' piuttosto verso la palude e portami due dei giunchi più robusti che puoi trovare.»
Billy fece quanto gli veniva ordinato, chiedendosi cosa mai avesse in mente l'omino; colse due dei giunchi più robusti che poté trovare, ciascuno con un ciuffo di fiorellini marroni attaccati da una parte, e li portò al suo padrone.
«Salta in groppa, Billy», disse l'omino prendendosi uno dei giunchi e inforcandolo.
«Di grazia, vostra signoria, a che dovrei salire in groppa?», domandò Billy.
«Eh? Sul cavallo, come ho fatto io, naturalmente», rispose l'omino.
«Volete dunque prendervi gioco di me», disse Billy, «ordinandomi di montare a cavallo su quel pezzo di giunco? Volete forse convincermi che il giunco che ho appena strappato dalla palude laggiù sia un cavallo?»
«Su, avanti! Basta parlare», rispose l'omino con aria molto irritata. «Il più bel cavallo che tu abbia mai montato non era altro che un brocco, in confronto a questo.» E allora Billy, pensando che fosse solo una burla, e temendo di far arrabbiare il suo padrone, inforcò il giunco. «Borram! Borram! Borram!» (che, in inglese, vuol dire diventare grandi) gridò l'omino tre volte, e Billy fece lo stesso; in un attimo i giunchi si gonfiarono fino a divenire dei bei cavalli e sfrecciarono via a gran velocità; però Billy, che aveva infilato il giunco tra le gambe senza prestare molta attenzione a come lo faceva, si trovò seduto in groppa dalla parte sbagliata, ed era piuttosto scomodo stare con la faccia girata verso la coda; ma il cavallo, con lui sopra, era partito così in fretta che non aveva alcuna possibilità di girarsi, cosicché non poté far altro che tenersi aggrappato per la coda.
Alla fine giunsero al termine del loro viaggio e si fermarono di fronte al cancello di una bella casa. «Adesso Billy», disse l'omino, «fai quello che vedi fare a me e stammi vicino, ma, visto che non sei stato in grado di distinguere la testa del tuo cavallo dalla coda, stai bene attento che la testa non ti giri tanto da non sapere più se stai in equilibrio sulla testa o sui piedi: perché ricorda che se il liquore può far parlare un gatto, può anche far diventare muto un uomo.»
L'omino pronunciò poi alcune strane parole, che per Billy non avevano alcun senso; cionondimeno si sforzò di ripeterle dopo di lui; ed entrambi entrarono dal buco della serratura e passando attraverso un buco dopo l'altro giunsero alla cantina, che era ben provvista di ogni tipo di vino.
L'omino cominciò a bere a più non posso e Billy, che non trovava affatto spiacevole quell'esempio, fece la stessa cosa. «Siete di certo il migliore dei padroni», disse Billy all'omino, «comunque sia il prossimo; e sarò davvero lieto di rimanere al vostro servizio se continuerete a darmi da bere a volontà.»
«Non ho fatto alcun patto con te», disse l'omino, «né ho intenzione di farne; ma alzati e seguimi.» Andarono via attraversando un buco della serratura dopo l'altro, e non appena ognuno dei due ebbe inforcato il giunco che aveva lasciato alla porta d'ingresso e le parole «Borram, Borram, Borram» furono uscite dalle loro labbra, se la filarono prendendo a calci come palle di neve le nuvole davanti a loro.
Quando arrivarono di nuovo alla Fortezza l'omino lasciò andare Billy ordinandogli di farsi trovare li la sera seguente alla stessa ora. Così andarono avanti, sera dopo sera, dirigendosi una notte qui e una là; qualche volta verso Nord, qualche volta verso Est e altre volte verso Sud, fino a che non ci fu una sola cantina di gentiluomo in tutta l'Irlanda che non avessero visitato; ed erano anche in grado di descrivere il gusto di ogni suo vino, si, meglio dello stesso maggiordomo.
Una sera Billy Mac Daniel incontrò come sempre l'omino alla Fortezza, e stava andando alla palude a raccogliere i cavalli per il viaggio, quando il suo padrone gli disse: «Billy, sarà necessario un altro cavallo questa notte, perché forse quando torneremo saremo in numero maggiore di quando siamo partiti». Allora Billy, che ora si guardava bene dal discutere un ordine impartitogli dal suo padrone, portò un terzo giunco, scervellandosi a pensare chi potesse essere la persona che doveva ritornare con loro; stava forse per avere come compagno un altro servitore? «Se lo avrò», pensò Billy, «sarà lui ad andare ogni sera a prendere i cavalli alla palude: non vedo proprio perché io non debba essere un gentiluomo al pari del mio padrone.»
Beh, dunque, andarono, con Billy che conduceva il terzo cavallo, finché non arrivarono a una bella fattoria, nella contea Limerick, proprio sotto il vecchio castello di Carrigogunniel, che fu costruito, si dice, dal grande Brian Buru. Nella casa era in corso una gran festa e l'omino si fermò per un poco fuori ad ascoltare; poi, volgendosi tutt'all'improwiso, disse: «Billy, domani avrò mille anni!».
«Che Dio ci benedica, signore», rispose Billy, «è proprio vero?» «Non pronunciare più quelle parole, Billy», disse il vecchio omino, «o farai la mia rovina eterna. Ebbene, Billy, siccome domani sarò in questo mondo da mille anni, credo sia ormai giunto per me il momento di prender moglie.»
«Penso anch'io che sia ora, non c'è proprio dubbio», disse Billy, «se davvero volete sposarvi.»
«È a questo fine», disse l'omino, «che ho fatto tutta la strada fin qui a Carrigogunniel, perché in questa casa, proprio questa sera, il giovane Darby Riley prenderà in sposa Bridget Rooney; e visto che è una figliola alta e piacente, che viene da una famiglia perbene, penso di sposarmela io e di portarla via con me.»
«E che dirà Darby Riley?», chiese Billy.
«Silenzio!», rispose l'omino, facendo un'espressione terribilmente cattiva; «non ti ho condotto qui per fare domande.» E senza ulteriori discussioni iniziò a proferire le bizzarre parole che avevano il potere di farlo passare attraverso il buco della serratura libero come l'aria; e dopo di lui anche Billy le pronunciò subito.
Entrarono entrambi; e per vedere meglio la comitiva l'omino, lesto come un fringuello, andò ad appollaiarsi su una delle grosse travi che andavano da una parte all'altra della casa sopra le loro teste, e Billy fece lo stesso su un'altra trave di fronte a lui ma, non essendo molto abituato a stare appollaiato in un posto del genere, le sue gambe penzolavano in modo estremamente scomposto e si vedeva benissimo che non era riuscito a imitare il modo in cui l'omino si era raggomitolato su se stesso. Se l'omino avesse fatto per tutta la vita il sarto non avrebbe potuto starsene seduto sulle calcagna con aria più contenta.
E dunque eccoli li, l'uomo e il suo padrone, a osservare dall'alto la gente che si divertiva; sotto di loro c'erano il prete, il suonatore di cornamusa e il padre di Darby Riley con i due fratelli di Darby e il figlio di suo zio; e c'erano sia il padre che la madre di Bridget Rooney; l'anziana coppia era molto fiera della propria figlia quella sera, e ne aveva ogni ragione; e c'erano le sue quattro sorelle, con dei nastri nuovi di zecca sui cappelli; e i suoi tre fratelli, tutti lustri e con l'aria d'essere in gamba come nessun altro terzetto di ragazzi in tutto il Munster; e c'erano tanti zii e zie e comari e cugini da poter riempire una casa; e sulla tavola, da mangiare e da bere in quantità per tutti, anche se fossero stati due volte tanti.
Ora, non appena la signora Rooney ebbe servito al reverendo la prima fetta della testa di maiale sistemata davanti a lei, splendidamente guarnita di bianco cavolo cappuccio, accadde che la sposa fece uno starnuto che fece sobbalzare tutti i commensali, ma non un'anima che dicesse: «Dio ci benedica». Tutti pensavano che l'avrebbe detto il prete, e infatti avrebbe dovuto dirlo, se avesse fatto il suo dovere; e dunque nessuno voleva togliere le parole dalla sua bocca, che però, sfortunatamente, era impegnata con la testa di maiale e le verdure. Dopo una breve pausa il divertimento e la spensieratezza della festa nuziale ripresero, pur senza la pia benedizione.
In questa circostanza sia Billy che il suo padrone, dalla loro posizione elevata, furono spettatori tutt'altro che distratti. «Ah!», esclamò l'omino estendendo una gamba e facendola ruotare allegramente, mentre strizzava un occhio pieno d'una strana luce e le sue sopracciglia si innalzavano incurvandosi come due archi gotici; «Ah!», ripeté guardando giù con aria bieca verso la sposa e poi su verso Billy. «È già mia per metà, non c'è dubbio. Se starnutisce ancora un paio di volte lo sarà del tutto, a dispetto del prete, del libro da messa e di Darby Riley.»
La bella Bridget starnuti ancora; ma fu uno starnuto così leggero, ed ella ne arrossi così tanto, che ben pochi, a eccezione dell'omino, se ne accorsero o fecero mostra di averlo fatto; e a nessuno venne in mente di dire: «Che Dio ci benedica».
Per tutto questo tempo Billy aveva osservato la povera ragazza con espressione molto afflitta, perché non poteva fare a meno di pensare che cosa terribile fosse per una bella fanciulla di diciannove anni, con quei grandi occhi azzurri, la pelle trasparente e le fossette sulle gote soffuse di salute e di allegria, esser costretta a sposare un brutto sgorbio d'uomo che di li a un giorno avrebbe avuto mille anni.
In quel cruciale momento la sposa fece il terzo starnuto e Billy ruggì, con tutto il fiato che aveva: «Che Dio ci scampi!». Se quest'esclamazione fosse il risultato delle sue riflessioni o fosse solo frutto dell'abitudine, lui stesso non poté mai dire con certezza; ma aveva appena pronunciate queste parole che l'omino, la faccia rossa di rabbia e delusione, balzò dalla trave sulla quale era appollaiato e, urlando con la voce stridula di una cornamusa incrinata: «Sei licenziato, Billy Mac Daniel, e come paga prenditi questo», diede al povero Billy un calcio nel didietro talmente violento che spedì lo sfortunato servitore disteso a faccia in giù proprio in mezzo al tavolo da pranzo.
Se Billy rimase sbalordito, tanto più lo fu ogni membro della comitiva in mezzo a cui era stato gettato con così pochi convenevoli. Ma quando sentirono la sua storia, Padre Cooney poggiò coltello e forchetta e sposò la giovane coppia, subito e in gran fretta; e Billy Mac Daniel ballò la Rinka al loro sposalizio, e bevve anche in abbondanza; cosa che di certo gli piaceva più che ballare.

Tratto da: Fiabe irlandesi, di William Butler Yeats

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