RECENSIONE | La città dei libri sognanti di Walter Moers



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Titolo: La città dei libri sognanti
Autore: Walter Moers
Editore: Salani
Anno edizione: 2006
Pagine: 509 p., ill.
Formato: Brossura
Prezzo di copertina12,90 €

Dopo la morte del suo padrino poetico Danzelot lo Spaccasillabe, Ildefonso de' Sventramitis parte per Librandia, la città dei libri sognanti, alla ricerca dell'autore del manoscritto perfetto lasciatogli in eredità dal suo padrino. Durante la ricerca dell'autore, Ildefonso viene avvelenato in una libreria antiquaria da un malvagio figuro. Il nostro protagonista si risveglierà così nelle catacombe di Librandia, un labirinto sotterraneo pieno di libri, ma anche di numerosi pericoli.Durante il suo viaggio, Ildefonso incontrerà molti nemici e affronterà mille pericoli, ma non sarà sempre da solo.



Non so neppure come cominciare questa recensione. Ho appena finito questo romanzo quest'opera d'arte e... non so cosa dire. Davvero. Mi ha lasciato senza parole. Non fraintendetemi, è stato talmente potente che non riesco ad imprimere sulla carta sullo schermo del computer le sensazioni che mi hanno letteralmente travolto, quasi come fossi stato svuotato da ogni capacità linguistica...

Devo ammetterlo, ho faticato a leggerlo. Lo iniziai l'anno scorso, senza mai riuscire a terminarlo. Sarà stato il blocco del lettore, lo stress, i vari lutti, il tedio esistenziale, la mia placida esistenza oppure una convergenza astronomica sfavorevole alla lettura... O un po' di tutto questo. Resta il fatto che in questi giorni in cui l'ho ripreso in mano, nonostante la pesantezza di alcune parti, non sono riuscito a staccarmene. E quasi mi vergogno di aver avuto riluttanza nel completarlo quando lo cominciai. E ora che l'ho finito, è come se si fosse vendicato lasciandomi questa sensazione di vacantezza e di disorientamento.
Mi sforzerò quindi a cercare di parlarvene.

Dunque, questo libro, come ho già detto, sfortunatamente misconosciuto ai più, è un capolavoro della letteratura. Walter Moers è un genio, capace di una sublime acutezza letteraria che pochi possiedono. Moers è capace di intrecciare filosofia, arte e sentimenti come la tela di un ragno: in maniera perfetta e armoniosa, dotata di una stupefacente bellezza.
Questo libro è un inno alla letteratura, all'amore per i libri e alla loro pericolosità. Perché sì, i libri sono oggetti pericolosi, a volte letteralmente...

"Eccoli dunque, i libri sognanti. Chiamavano così in quella città le giacenze antiquarie perché, dal punto di vista dei mercanti di libri, non erano più propriamente vive e non ancora propriamente morte, ma in uno stato intermedio che assomigliava al sonno. Avevano l'esistenza vera e propria ormai alle spalle, come prospettiva futura il disfacimento, e nel frattempo sonnecchiavano a milioni e milioni su tutti gli scaffali, nelle casse, negli scantinati e nelle catacombe di Librandia. Solo quando un libro veniva preso e aperto da una mano curiosa, quando era acquistato e portato via, allora poteva destarsi a nuova vita. Ed era questo che tutti quei libri sognavano."

Il finale del libro ha messo alle strette le mie ghiandole lacrimali, facendomi piangere come quando viene strappato via il ciuccio ad un neonato. Ma durante la lettura del romanzo si esplora l'intero ventaglio delle emozioni: dallo schifo alla compassione, dalla paura all'euforia isterica, dall'interesse alla noia; si viene colti dal riso inaspettatamente, così come inaspettatamente ti accorgi di star piangendo o di provare una sensazione sinistra.  Il tutto perfettamente orchestrato come durante uno spettacolo di trombùccine. 

L'amore che Moers ha verso la letteratura e verso le parole vengono testimoniate dalla moltitudine di neologismi creati sapientemente, dai giochi di parole che purtroppo molti sono andati persi con la traduzione dal tedesco, ma altrettanti sono stati magnificamente riportati dal traduttore, che ha svolto un lavoro eccellente e degno di un premio.
I riferimenti letterari ad autori illustri sono tantissimi: all'interno del libro troviamo l'alter ego di Oscar Wilde, Lovecraft, Poe, Shakespeare e molti altri, tutti trasmutati in creature zamoniane dai nomi impronunciabili perché anagrammati.
Non mancano però anche le critiche al mercato editoriale, dedito al profitto, che ha perso la concezione artistica della letteratura.

«Il problema è questo: per far soldi - tanti soldi! - non abbiamo bisogno di una letteratura grandiosa, impeccabile. Ciò che ci serve è la mediocrità. Ciarpame. Fesserie. Roba buona per le masse da immettere sul mercato in quantità sempre maggiori. Libri sempre più grossi e sempre più insignificanti. Ciò che conta è la quantità di carta che si vende, non le parole che ci sono scritte.»

La storia è ricca di colpi di scena continui. Mentre alcune scene sono perfettamente prevedibili, altre sono favolosamente imprevedibili e incastrate magistralmente da Moers.
I personaggi sono numerosi, le descrizioni talvolta pesanti così come alcune spiegazioni, prolisse e all'apparenza inutili, si rivelano invece importanti - e a volte fondamentali -nella prosecuzione della storia. Forse questa pesantezza in certi punti potrebbe sembrare un punto a sfavore per il libro, ma vi assicuro che l'autore è in grado di tenervi incollati fino all'ultima pagina, per poi farvi pentire di aver pensato che tutte quelle parti prolisse non servissero a nulla, se non come contorno alla storia, facendovi ricredere.

"E così, per rasserenarci, non ci rimane che la natura. Usciamo quasi istintivamente all'aperto, fuori, nell'orto, dove, ascoltando lo stormire degli alberi e incedendo sotto le stelle, respiriamo meglio... e ci sentiamo cadere pesi dal cuore. Veniamo dalle stelle e alle stelle andiamo. La vita è soltanto un viaggio all'estero." 

Non riesco nemmeno a classificare questo libro. La scrittura di Moers raggruppa molti generi letterari eppure nessuno. È complicato, lo so, ma lo capirete solo leggendolo.

«Tutti sanno scrivere» disse. «Ci sono alcuni che sanno scrivere un po' meglio degli altri... e li chiamano scrittori. Poi ci sono alcuni che sanno scrivere meglio degli scrittori. E li chiamano poeti. Poi ci sono poeti che sanno scrivere meglio di altri poeti. Ma non hanno ancora inventato un nome per definirli. Sono quelli che hanno accesso all'Unza».

Se l'Unza esiste davvero, beh... Moers è sicuramente il suo massimo profeta.

Fuggi nel ferro che ròta!La misteriosa scrittura tracciata da mano ignotati sia di guida sicura.Vedrai il corso delle stellese seguirai la natura. Dell'Unza avrai le stampelleper lasciare queste mura!

Come? Non avete idea di cosa sia l'Unza? Rimediate subito! Leggete il libro! Che aspettate?

Tornate solo dopo averlo letto, miei cari Viandanti. 


  VOTO: 

il sempre vostro, sconclusionato


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